Si tratta di un semplice schizzo dell’area compresa fra il piano del Citernone, il piano di Paganico e il pianetto di Campagnatico, realizzato dal podestà Francesco Tamanti e allegato alla relazione da lui stesso scritta il 14 agosto 1801 sulla diffusione dell’epizootia bovina.
Nel disegno si indicano con precisione le zone interessate dal contagio (Val di Becco di proprietà del Mecalossi, i Cavallini del cav. Cioj), la bandita di Pian Taverna e Tesorino dove si trova in isolamento il bestiame infetto del Baccani e di altri proprietari, il pascolo abbandonato e la siepe che divide il bestiame del Pianetto di Campagnatico da quello del Baccani. Si riportano anche il fiume Ombrone e il fosso Melacce, nel quale – si apprende dalla relazione – vengono bruciati gli animali morti. Poiché, per mancanza di legna molte carcasse rimangono “mal bruciate”, il Tamanti teme una possibile diffusione dell’epidemia in tutto il grossetano, nel momento in cui, in caso di pioggia, il Melacce scarichi le sue acque infette nell’Ombrone. Nella relazione aggiunge però, che con le precauzioni prese il contagio risulta circoscritto e non interessa ancora né la zona del Citernone né il piano di Paganico.