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Gori, Michele

Michele Gori di Silvestro, ingegnere granducale, attivo nella Magistratura fiorentina dei Capitani di Parte Guelfa, fu allievo di Vincenzo Viviani.

Nel 1692 fu chiamato ad intervenire sulla terminazione dell’alveo del Fiume Bisenzio, annoso problema che aveva visto impegnati per oltre un secolo i periti della Parte (si ricordano, nel 1586, Davide Fortini e Luigi Masini e nel 1631 Stefano Fantoni); la soluzione del Gori (illustrata in una pianta di cui non sappiamo la collocazione), benché approvata dal granduca, incontrò l’opposizione dei proprietari frontisti e venne annullata per essere ripresa, più o meno nella stessa forma, nel 1729 ad opera dei periti Sansone Pieri e del suo aiuto Pasquino Boncinelli, anche questa volta senza esito. L’intricata questione verrà risolta nel 1733 dal solito Sansone Pieri, questa volta con la collaborazione di Pier Antonio Tosi e Giovanni Maria Veraci.

Altri disegni sempre relativi al Bisenzio risalgono al 1705: questa volta l’oggetto erano due ponti sul corso d’acqua ed il mulino di S. Moro che il Gori rappresenta abilmente in pianta e in alzato (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 751) (Piccardi, 2001, pp. 47-48, 93).

Nel 1705 collaborò attivamente con Felice Innocenzio Ramponi al progetto di canalizzazione dell’Arno nel Valdarno di Sopra.

All’inizio del XVIII secolo (le date estreme sono 1705-1729) collaborò alla raccolta dal titolo Disegni di più ponti dello Stato di S.A.R. e profili di fiumi e strade (in ASF, Miscellanea di Piante, nn. 751-751vII), comprendente ben 55 disegni (fra planimetrie e più spesso vedute di notevole interesse topografico ma anche pittorico e artistico) di ponti e 5 piante di percorsi stradali relativi all’incirca alle attuali province di Firenze e Arezzo, alla Romagna Granducale e alla Lunigiana fiorentina, territorio sul quale esercitava la sua competenza la Magistratura dei Capitani di Parte Guelfa; le tavole sono disegnate, oltre che dal Gori, da Dario Giuseppe Buonenove e da altri anonimi ingegneri della Parte

Nel 1709 il Gori illustrò, mediante una bella pianta riccamente decorata, il Giardino granducale di Boboli con sullo sfondo Palazzo Pitti, indicando nel dettaglio tutte le singole componenti: prati e boschetti, vasche e fontane, il teatro, la ghiacciaia, le uccellaie e la grande cava di pietraforte (in BNCF, Nuove Accessioni, VII, 159).

Nel 1697 eseguì una Pianta di Mercato Vecchio[di Firenze] per dimostrazione de luoghi che si appigionano dal Magistrato della Parte (in ASF, Miscellanea di Piante, n. 170).

Riferimenti bibliografici e archivistici

Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 141 e 456-472; Tartaro, 1989, p. 18; Rombai e Torchia, 1994, p. 192; Piccardi, 2001, pp. 47-48 e 93; ASF, Miscellanea di Piante; BNCF, Nuove Accessioni.

Anna Guarducci

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