La presente pianta mostra il complesso delle terre situate lungo il Botro di Rigomaggiore, che un tempo costituivano il podere di Monte Auzzolo (così denominato per la presenza di un poggetto non molto elevato “rotondo e acuto”) e confinanti con l’altare di Sant’Antonio, le terre del Volpi, la strada ammacchiata che va a Monte Massi (al di là della quale si trova la proprietà Peruccioli e l’oliveto della Vignaccia sempre appartenente al marchesato), la compagnia di San Sebastiano, il marchese Bichi, la strada dell’Aiola, il campo della Torre del marchese Bichi, la strada detta della Casetta, Giuseppe Minucci, la vigna del Monni, e il fosso di Battifolli. Si tratta di terreni di buona qualità un tempo lavorativi (per lo più olivati), che dopo essere stati malamente sfruttati dai marchesi Malaspina, si presentano agli occhi dell’ingegnere come “sodivi e macchiosi”. Non migliori sono le condizioni della casa colonica del podere (indicata in rosso), che risulta in uno stato di avanzato degrado in seguito al crollo di una parte del tetto. Fra i terreni situati in prossimità del monte Auzzolo l’ingegnere riporta un campo di Giovanni Domenico Lenzi e più a sud la vigna del Mattioli. Segnala inoltre con la lettera A il punto di confine con le terre di Aristella, sempre appartenenti al feudo. Da notare la resa del paesaggio agrario con sfumo di colore e vegetazione a simbolo e la rosa dei venti disegnata nella parte alta del foglio che, secondo il Razzi, deve indurre “alla cognizione della sicura esistenza di ciascun Campo, e come stia ciascuno di essi diretto alla Tramontana per poter rinvenire ove è situata la tramontana non meno, che gli altri Venti”.