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Municchi, Pietro

Ingegnere, perito agrario e amministratore, nacque a Barbialla (Firenze) il 29 ottobre 1783 da un amministratore di aziende agricole o fattore che aveva era “assai esercitato nell’arte, che dicono di perito ingegnere” e stimatore di beni rustici (Venturi, 1855, p. 7).

Morì a Firenze il 18 novembre 1854 e fu sepolto nella chiesa dei cappuccini di Montughi.

Si formò come architetto e ingegnere all’Accademia di Belle Arti di Firenze sotto la guida di Bernardo Ciantelli e Salvatore Falleri (Venturi, 1855, p. 8).

Nel 1829 fu tra i fondatori della Cassa di Risparmio di Firenze, ove ricoprì le cariche di consigliere (1829-31 e 1845-47) e di sindaco revisore (1833 e 1839) (Venturi, 1855, p. 15). Fu un attivo socio dell’Accademia dei Georgofili di Firenze, dal 1812 come corrispondente e dal 1832 come ordinario. All’accademia lesse varie memorie, quattro delle quali pubblicate negli “Atti” del 1833 (sulle stime morte coloniche), del 1839 (sull’apposizione dei termini di confine alle proprietà e aziende agrarie), del 1845 (sulla conservazione dei boschi anche di nuova produzione) e del 1852 (sui bachi da seta provenienti dal seme di un allevatore di Cuneo).

Nel 1841, partecipò alla terza riunione degli scienziati italiani di Firenze nella sezione di Agronomia e Tecnologia, relazionando sulla vicenda del rimboschimento della montagna casentinese-romagnola ad opera dello Scrittoio delle RR. Possessioni e contribuendo alle “discussioni sul modo migliore di educare i bachi da seta” e sul “tempo veramente opportuno per de disdette dei contratti colonici” (Venturi, 1855, p. 16).

Uomo di fiducia di Leopoldo II, fu uno dei funzionari più stimati dal sovrano (come dimostrano termini elogiativi dello stesso come “sapiente”, “abilissimo” e “incorruttibile”) e a più stretto contatto. Municchi infatti accompagnò Leopoldo II per la Toscana nell’occasione delle sue numerose visite a partire dal 1824, specialmente per affrontare i problemi agrari, e ricoprì anche – dal 9 ottobre 1836 – l’incarico di direttore delle dieci fattorie granducali della Valdichiana (che egli contribuì a valorizzare sensibilmente), e dal 2 aprile 1838 quella ancor più impegnativa di Soprintendente generale dello Scrittoio delle Regie Possessioni e di amministratore del vasto patrimonio fondiario granducale: l’area nella quale più si distinse come amministratore fu – oltre alla chianina – quella di Cecina e Vada, ove furono portati avanti ragguardevoli interventi di bonifica idraulica e di colonizzazione agraria mediante l’impianto della mezzadria poderale con tanto di impianto dei seminativi arborati e di costruzione di ben 283 case coloniche e delle chiese di Vada e Cecina (progettate rispettivamente da Felice Francolini e Municchi) (Venturi, 1855, pp. 24 e 31-36). Ottenne, per i suoi alti meriti di civil servant il titolo di conte.

Municchi iniziò presto la sua attività professionale di perito ingegnere e agrimensore/stimatore servendo “non solo le principali case della capitale e della provincia, ma gl’Istituti pii del Bigallo e dei Buonomini di San Martino, e vari Ufficj dello Stato” (Venturi, 1855, pp. 12-13), ottenendo largo successo sociale e profitto economico; tanto che – secondo quanto riporta anche Emanuele Repetti nel suo noto Dizionario (1833, I, p. 731) –, Municchi riuscì ad acquistare la piccola tenuta già Saccomanni di Cicogna, piccola località nel Valdarno aretino, nella comunità di Terranuova Bracciolini.

Fu autore di cartografie e perizie d’impostazione insieme tecnico e geografica relative soprattutto al patrimonio demaniale o della famiglia regnante.

Si interessò, tra l’altro, anche della bonifica dei comprensori di Valdichiana e Maremma.

Nel 1825 accompagnò Leopoldo II a Laterina e nel Valdarno di Sopra dove il gruppo visitò accuratamente un podere mezzadrile ben coltivato; nel 1829 venne incaricato dal granduca di studiare i problemi della tabacchicoltura toscana; nel 1834-35 di stimare i prezzi di esproprio dei terreni necessari per costruire la nuova grande barriera doganale a Livorno (le note di spesa per l’opera di disegnatore e assistenza ai lavori prestata alla Cinta Daziaria livornese sono in AAADF, Fondo Manetti, Cat. F.1, ins. 11: Bencivenni, 1984, p. 90).

Nel 1834-36 fu la volta di esaminare le carte dell’Amministrazione della Chiana “ove erano state scoperte dall’ufficio dei sindaci gravi irregolarità” (Pesendorfer, a cura di, 1987, pp. 62-63, 97, 193 e 199).

Ancora: nella primavera 1838 (con Alessandro Manetti e Pietro Paoli) (Di Pietro, 2005, p. 158) e in quella del 1843 seguì il sovrano in Valdichiana per verificare lo stato della bonifica; nel novembre 1844, durante la rovinosa inondazione d’Arno, fu inviato “a visitare la contrada delle popolose borgate intorno a Firenze per conoscere dello stato delle semente, delle condizioni del terreno, delle materie da ardere rimaste alla gente e non guaste dall’acqua”; il 2 dicembre accompagnò il sovrano nella visita al Mugello gravemente sinistrato (Pesendorfer, a cura di, 1987, pp. 215, 241, 259 e 262).

Municchi nel 1836 provvide a due grandi e impegnative operazioni correlate alle mobilizzazioni fondiarie lorenesi: vale a dire alla valutazione economica e rappresentazione cartografica – insieme all’architetto Francesco Leoni – degli opifici siderurgici della granducale Magona del Ferro che si stavano per alienare a privati, e alla stima dei terreni demaniali dell’ex Principato di Piombino che si dovevano ugualmente cedere in piena proprietà o a livello a privati (Venturi, 1855, p. 23).

Nel 1835-37 disegnò alcune piante di Follonica e del circostante primo recinto di colmata del Cassarello: una sorta di primo “piano regolatore” per la nascente cittadina, con la progettazione di numerosi edifici abitativi nei terreni donati dal granduca ai “manifattori” (ASF, Ministero delle Finanze, f. 188) (Rombai, 1982, p. 122; Rombai e Tognarini, 1986, pp. 100-102).

Tra la fine degli anni ’30 e l’inizio degli anni ‘40, Municchi si occupò anche della questione ferroviaria, esprimendo uno dei pochi giudizi critici sull’impatto negativo che le strade ferrate avrebbero apportato all’ambiente fisico e antropico (spazio sociale ed attività economiche comprese), contrastando in tal modo con la “visione commerciale” della classe dirigente toscana. Egli, consigliere e collaboratore di fiducia del granduca, con la sua lucida e coerente consapevolezza di fisiocratico, “paventava, con chiaro spirito anti-industrialistico, gli effetti dirompenti che l’industrializzazione avrebbe prodotto sui delicati ma consolidati equilibri politico-sociali sui quali si reggevano i poteri dello Stato e della grande proprietà agraria” (Orefice, a cura di, 2003, p. 18; e Pesendorfer, a cura di, 1987, pp. 266-267).

Nell’agosto 1841, nell’occasione di un rovinoso terremoto, Municchi fu inviato a Cecina per mettere la colonia “a coperto nelle case del governo”; nel gennaio 1847 dovette studiare le ragioni della carenza di grano che stava producendo disordini in varie parti dello Stato; dal 1852 fu uno dei maestri ai quali fu affidato il figlio ed erede Ferdinando perché apprendesse l’arte di governo e imparasse a conoscere a fondo la Toscana; nel luglio 1854 affiancò nuovamente il sovrano nella visita alla Valdichiana; e nel 1855 si occupò delle cause della disastrosa epidemia che stava colpendo la viticoltura (Pesendorfer, a cura di, 1987, pp. 284-287, 293, 405, 417 e 423).

Nel 1841, in qualità di  “Direttore delle allivellazioni” nella Maremma Livornese, nelle pianure di Vada e Cecina, eseguì una planimetria dei circondari di imposizione (ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa, f. 1085). Per tale questione, operava alle sue dipendenze il perito Domenico Magagnini, incaricato di descrivere e operare la classazione dei terreni per formare i “cartoni di imposizione” per le spse di manutenzione dei fossi e degli scoli, ma nel 1842 il Municchi lo sollevò dall’incarico per “una serie di inadempienze e incapacità dimostrate” (Caciagli e Castiglia, 2001, pp. 697-698). 

Il 16 luglio 1843 scrisse una relazione (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 174, doc. 129, Tutti han torto. Cenni sul valore da assegnarsi alle colmate del Padule) che offre un contributo all’acceso dibattito in corso sul valore fondiario e agrario da assegnarsi ai terreni della Maremma in conseguenza del compimento delle operazioni di bonifica (Barsanti, 1984, p. 234).

Il 3 agosto 1845, stese per il granduca la memoria Stato delle allivellazioni maremmane. Rapporto di P. M. a S. A. R. che analizza nei dettagli la vicenda della mobilizzazione fondiaria nel territorio dell’ex Principato di Piombino, avviata all’inizio degli anni ’30 (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 182, ins. 82) (Azzari e Rombai, 1986, p. 129).

Dal 1846 al 1854 amministrò la fattoria di proprietà privata granducale di Laterina (Barsanti, 1982, p. 40).

Nel 1847, egli stesso, in una relazione allegata al bilancio consuntivo delle finanze granducali, riferisce di aver ottenuto l’incarico di provvedere alla divisione delle proprietà demaniali del circondario di Cecina e Vada: di queste due tenute, nel 1852 provvide a disegnare una mappa in scala 1:20.000 (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 194).

Nel 1864, insieme a Felice Francolini e Giuseppe Laschi redasse un progetto di colonizzazione dell’isola di Giannutri, con tanto di 11 piante e planimetrie relative alla messa a coltura e alla costruzine di alcuni immobili (ASF, Miscellanea di Piante, nn. 276-276l).

Nel 1872-73 produce una perizia per i restauri del complesso monumentale di Villa Demidoff a Pratolino (presso Firenze), di proprietà granducale; i lavori riguardarono la Paggeria, la statua dell’Appennino, il Casino di Montili e gli Acquedotti (Cresti e Zangheri, 1978, pp. 162-163).

Nella sua veste di Direttore Generale del demanio toscano, in data 6 luglio 1845, scrisse una memoria sul problema dei boschi e della loro manutenzione.

 

Produzione cartografica

Piante di poderi (4 disegni di ottima mano) posti nella campagna fiorentina (Valdipesa e Settignano-Rovezzano) e livornese (Bolgheri), facenti parte di Commende di Padronato dell’Ordine dei Cavalieri di S. Stefano: Commenda Giucciardini (1830), Priorato d’Urbino Giuntini (1831), Commenda Albertini (1832) e Baliato di Perugia Della Gherardesca (1836) (ASP, Archivio dell’Ordine di S. Stefano, n. 1604, ins. 3; 1606, ins. 2; 1609, ins. 8);

Mappa del Podere di Lusignano presso Cerreto Guidi, 1831 (ASF, Miscellanea di Piante, n. 293bis/n);

Pianta di terreni demaniali presso Follonica (Grosseto) da allivellare, 1835-36 (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, n. 160, ins. 28; n. 1605, ins. 8);

Piante di alcune bandite forestali nel Piombinese (4 disegni), Piombino, 29 settembre 1806, (ASF, Miscellanea di Piante, nn. 36a-d);

Raccolta di piante di opifici siderurgici ed altri stabili (ferriere, chioderia, filiera, ramiera, botteghe, fornaci, ecc.) e di boschi posti nel territorio pistoiese e versiliese, di proprietà della Magona granducale e concessi a livello a privati: 30 disegni raccolti in un registro rilegato, eseguiti in stretta collaborazione con l’architetto granducale Francesco Leoni che firma insieme al Municcchi tutte le tavole, 22 febbraio 1836 (ASF, Miscellanea di Piante, nn. 295-295iI);

Pianta Geometrica di una porzione del villaggio di Follonica […],15 maggio 1837 (ASF, Ministero delle Finanze. Piante, n. 188);

Pianta dimostativa dei terreni presso Follonica allivellati […], 1835-36 (ASF, Segreteria di Gabinetto. Appendice, f. 10, ins. 28);

Pianta della fattoria di Pratolino, 1838 (ASF, Asburgo-Lorena, 91, ins. 1);

Pianta geometrica nella proporzione di 1 a 20 mila delle due Tenute di Cecina e Vada e della porzione delle antiche macchie della Magona congiunte al territorio denominato Il Paratino, 1852 (ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice, f. 194);

Riassunto sinottico dell’informazione sulla possibilità e convenienza di ridurre abitata l’Isola di Giannutri e Tavole Ortografiche di detta isola, degli avanzi delle sue fabbriche, della loro riduzione e delle fabbriche da costruirsi di nuovo, 1864, 11 tavole, alcune con la collaborazione di Felice Francolini e Giuseppe Laschi (ASF, Miscellanea di Piante, nn. 276-276l).

Produzione scientifica

Delle stime morte nei rapporti delle società coloniche, e della compra e vendita, “Continuazione Atti dell’Accademia dei Georgofili”, vol. XI (1833), pp. 22-32;

Dell’apposizione dei termini per la conservazione della proprietà terriera, “Continuazione Atti dell’Accademia dei Georgofili”, vol. XVII (1839), pp. 147-156;

Scritti vari, in Atti della terza Riunione degli scienziati italiani tenuta in Firenze nel settembre del 1841, Firenze, Galileiana, 1841, pp. 36-99;

Cenni sulla necessità della conservazione dei boschi, sull’opportunità di coltivarne dei nuovi e sui mezzi per giungere a questo duplice scopo, “Continuazione Atti dell’Accademia dei Georgofili”, vol. XXIII (1845), pp. 100-116;

Rapporto intorno ai bachi provenuti dal seme, “Continuazione Atti dell’Accademia dei Georgofili”, vol. XXX (1852), pp. 368-372.

Riferimenti bibliografici e archivistici

Repetti, 1833, I, p. 731; Cresti e Zangheri, 1978, pp. 162-163; Barsanti, 1982, p. 40; Rombai, 1982, p. 122; Barsanti, 1984, p. 234; Azzari e Rombai, 1986, p. 129; Rombai e Tognarini, 1986, pp. 101-102; Rombai, Toccafondi e Vivoli, 1987, pp. 76-77 e 278-287; Barsanti, 1991, pp. 253-255 e 260-261; Archivio di Stato di Firenze, 1991, p. 406; Bertocci, 1998; Barsanti, Bonelli Conenna e Rombai, 2001, pp. 72 e 85; Caciagli e Castiglia, 2001, pp. 697-698; Orefice, a cura di, 2003, p. 18;Di Pietro, 2005, p. 158; Pesendorfer, a cura di, 1987, passim; Venturi, 1855; Bencivenni, 1984; ASP, Camera di Soprintendenza Comunitativa; ASF, Segreteria di Gabinetto Appendice; ASF, Ministero delle Finanze; ASF, Miscellanea di Piante; ASF, Asburgo-Lorena; ASF, Ministero delle Finanze. Piante; ASP, Archivio dell’Ordine di S. Stefano.

Anna Guarducci

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